Paese delle Pazze Risate, Il
di Jonathan Carroll (2004)
L’incontro con questo libro provoca, sin dal primo sguardo sullo scaffale della libreria, una serie di emozioni contrapposte: attrazione per il rosso fuoco della copertina e subito timore, che fa quasi ritrarre la mano protesa a prenderlo, per quel musone bianco di bull terrier (quello che chiamo il cane porco) che sembra voler uscire dalla carta e correrti incontro con chissà quali intenzioni. Poi è la volta del titolo: Il paese delle pazze risate… l’unica cosa che puoi fare, dopo aver dato una sbirciatina alla trama in seconda di copertina, è comprarlo! Carrol (di cui vi segnalo anche l'eccezionale Mele Bianche) ci racconta nelle 263 pagine del romanzo la storia di Thomas Abbey, figlio insicuro di un defunto mito di Hollywood e di un’insegnante di letteratura, decisamente schiacciato dalla fama paterna (all’ennesima richiesta di come ci si senta ad essere il figlio di Stephen Abbey, Thomas si reca dalla madre e le dice che “ormai il mio nome non è più Thomas Abbey, ma piuttosto Figlio di Stephen Abbey”). Le uniche due cose che davvero lo interessano sono la sua collezione di maschere – per la quale ha una cura maniacale – e i libri del suo mito, Marshall France, misterioso autore di fiabe per bambini vissuto in isolamento volontario e deceduto all’età di soli 44 anni. Incoraggiato dalla passionale Saxony Gardner – di cui non sa se è innamorato o meno – decide di scriverne la biografia e insieme a lei si dirige verso Galen, Missouri, dove France passò la sua vita. Altri avevano provato in passato a fare lo stesso, ma avevano ricevuto solo dinieghi e minacce di ritorsioni legali dalla figlia dello scrittore, Anna; inaspettatamente, però i due ricevono una caldissima accoglienza sia da lei che da tutti gli altri abitanti del paesino… almeno fino a che, cominciata la stesura della biografia, non iniziano ad accadere strani fatti: incidenti e disgrazie a catena che suscitano la gioia e l’ilarità dei sopravvissuti, cani che parlano, personaggi dei libri di France che scorrazzano per il paese. E questo mentre tutti sono in fremente, insistente, spesso pressante attesa che la biografia venga conclusa: perché? Quale terribile segreto si nasconde dietro la facciata di cittadina tranquilla di Galen? Il paese delle pazze risate è un avvincente romanzo in bilico fra normalità e delirio, confine sul quale ogni scrittore è stato almeno una volta componendo la propria opera: la passione per la scrittura come piacere puro può facilmente trasformarsi in altro, in sogni di fama e gloria o addirittura in aspirazioni d’immortalità, deità quasi, dovuta al potere di creare un mondo dal nulla, con tanto di luoghi e personaggi nati dalla penna e da quel momento in poi eterni. Finita la lettura ho pensato subito a due nomi: uno, per lo stile con cui è scritta almeno a tratti la storia, è quell’incomparabile genio di Chuck Palahniuk (è qui faccio forse un eccessivo complimento a Carrol); l’altro è il nome di un regista che potrebbe facilmente trasfondere in immagini le atmosfere delle pagine del libro, ora fiabesche, ora cupe e gotiche: chi meglio di un genio visionario quale Tim Burton? Staremo a vedere, ma certo è che questo romanzo merita un film. Fiaba d’orrore!
GIUDIZIO: WW 1/2
Da leggere con attenzione, senza troppo rumore intorno... magari con un sottofondo musicale d'inquietanti filastrocche infantili... Ah, Il paese delle Pazze Risate è edito da Mondadori, collana Strade Blu: una garanzia!
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