Open - La mia storia
di Andre Agassi (2011)
“Leggere un bel libro è come
pisciare: una volta cominciato è praticamente impossibile smettere”. Non
ricordo chi abbia partorito questa chicca, ma sicuramente è qualcuno che ha
letto Open. Le biografie – specie quelle
degli sportivi – non mi hanno mai attratto, ma dopo l’ennesimo consiglio
spassionato da parte di amici lettori sono praticamente stato costretto a
prenderlo in considerazione. Quando poi ho scoperto che il ghost writer con cui
Agassi ha scritto a quattro mani il libro era J.R. Moehringer, autore dello
splendido debutto Il bar delle grandi
speranze, l’ho fatto mio. Cinquecento pagine di pura passione, intesa nel
suo originario significato di sofferenza,
raccontano la storia di un bimbetto che fin dai quattro anni viene costretto
dal padre a rigidissimi allenamenti con un unico scopo: farne il più grande
campione di tennis di tutti i tempi. Sotto questo giogo Andre vive tutta la sua
esistenza, che si risolve in un dualismo tra amore e odio per quel che è, per
quel che fa, nel continuo alternarsi di alti e bassi che ha fatto della sua
carriera come della sua vita privata una vera e propria montagna russa. Un
Davide che combatte contro Golia, questo è Andre Agassi, ma questo siamo tutti
noi: perché anche nelle nostre vite in sordina, fuori dal girotondo dei
riflettori, il grosso delle difficoltà che incontriamo vengono dal profondo di
noi stessi, il Golia che dobbiamo abbattere per liberarci il cuore è dentro di
noi. Per dirla con parole sue: Gioco a tennis per vivere, anche se odio il tennis, lo odio di una
passione oscura e segreta, l’ho sempre odiato. Quando quest’ultimo tassello
della mia identità va al suo posto, scivolo sulle ginocchia e in un sussurro
dico: “Fa’ che finisca presto”. E poi: “Non sono pronto a smettere”. Ora, dalla stanza
accanto, sento Stefanie e i bambini. Stanno facendo colazione, parlano e
ridono. Il desiderio travolgente di vederli e toccarli, oltre a una gran voglia
di caffeina, mi dà l’ispirazione che mi serve per alzarmi, per mettermi dritto.
L’odio mi mette in ginocchio, l’amore mi fa alzare in piedi. Intenso, commovente, scioccante,
divertente… per Open si può spendere
un arcobaleno di aggettivi che contengono tutte le sfumature delle emozioni, un
libro sorprendente che afferra testa e cuore del lettore fin dalla prima
pagina, che appassiona anche chi col tennis – e con lo sport in generale – non ha
nulla a che fare. E al punto finale lascia un senso di vuoto, di nostalgia, di
rammarico… perché vorremmo leggerne altre 500 di pagine scritte così. ACE!
GIUDIZIO: WWW
Perfetto per dirigere un film ispirato a Open è l'Oliver Stone di Ogni maledetta domenica.
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