Strade del male, Le
di Donald Ray Pollock (2011)
Una caratteristica singolare, che accomuna un gran numero di scrittori americani di successo, è il loro retroterra. Alcuni di loro, infatti, non provengono da ambienti accademici o da lunghi percorsi di studio, e non è raro scoprire che prima di diventare famosi facessero lavori più che umili, anche manuali, lavori che venivano pagati una miseria. A quanto pare, la lezione di un grande americano come Ernest Hemingway ha ancora un certo effetto sui suoi compatrioti:"La gran cosa da fare è resistere e fare il nostro lavoro e vedere e udire e imparare e capire, e scrivere quando si sa qualcosa; e non prima; e, porco cane, non troppo dopo".
Si può dire che Donald Ray Pollock ha recepito la lezione, e che per lui non è mai "troppo dopo". Dopo aver lasciato la scuola diciassettenne, lavorando prima in un macello e poi in una cartiera (in cui ancora lavora), passati i cinquant'anni segue uno stage universitario e si dedica assiduamente alla scrittura, pubblicando il suo primo lavoro: la raccolta di racconti Knockemstiff (2009), che subito incontrò il gusto del pubblico. Le strade del male è il suo primo romanzo. Intriso di crudo realismo, la sua ambientazione è molto simile a quella dell'opera precedente. La storia, infatti, si snoda fra piccoli paesi di campagna dell'Ohio e del West Virginia, fra cui Knockemstiff (paese natatle dell'autore), intorno agli anni '50 - '60. Sono paesi di poche centinaia di abitanti, in cui si respira aria di montagna, di letame, e sarebbero l'ideale idillio pastorale. Sarebbero, ma il romanzo di Pollock ci mette in guardia. Si racconta la storia del giovane Arvin Russel, nato e cresciuto in Ohio, attraverso diverse prospettive. Seguiamo prima le vicende del padre di Arvin,Willard, reduce della seconda guerra mondiale, dedito all'alcol e alla violenza, che dimostra a quanta brutalità possa arrivare il fanatismo religioso, fino a sacrificare animali per far guarire la moglie. Ma altri personaggi si intrecciano alla vicenda, e assistiamo alle parabole di due coppie di personaggi. Carl e Sandy, cacciatori di autostoppisti, che hanno una bizzarra perversione per le fotografie. E poi c'è il predicatore Roy che, per chissà quale misticismo, durante le prediche si fa riempire di insetti e li mangia, accompagnato dallo storpio Theodore, strimpellatore di chitarra. E questi sono solo i principali, attorniati da una miriade di storie di personaggi minori, dominate dalla violenza irrazionale e da tutto ciò che di insano si nasconde nell'animo umano (il titolo originale è, infatti, The devil all the time). Il risultato è un affresco delle vite senza ambizioni, politicamente scorrette, e dannatamente istintive dell'america provinciale. L'america degli sceriffi corrotti, di criminali e predicatori pervertiti, del bigottismo efferato è la realtà in cui Arvin si trova immerso. Ci è cresciuto, ma non riesce a darsi spiegazioni plausibili per un simile scempio, ed è costretto ad adattarsi di conseguenza. E' un romanzo crudo, esattamente come la scrittura, asciutta e sferzante. I dialoghi sono serrati, schietti ma intensi, le descrizioni minuziose e palpabili (talvolta filmiche). Anche la costruzione dei vari intrecci si dimostra magistrale, delineando una narrazione tesa e carica di aspettative, che non vengono mai deluse.
In molti hanno lodato l'opera di quest autore, e non hanno esitato a paragonarlo a Flannery O'Connor, Raymond Carver e Truman Capote, qualcuno ha parlato anche di John Fante. Una cosa è certa, si può affermare che sia pienamente inserito nella migliore tradizione americana. A me, personalmente, questo romanzo ha ricordato alcune suggestioni di Non è un paese per vecchi, di Cormac McCarthy, sia per l'ambientazione rurale d'oltreoceano che per l'amara constatazione di una violenza insensata, che scuote le nostre vite, ma che altrove diventa quotidianità. Ogni giorno, attraverso le notizie dei media, riceviamo anche noi la nostra dose quotidiana di violenza. Ma una violenza così inaudita e perversa come quella di questo romanzo, non può che essere il frutto di un grande lavoro di fantasia. O di chi l'ha vissuta realmente?
GIUDIZIO: WW 1/2
Dato che il riferimento a Non è una pese per vecchi è esteso anche al film, affiderei la produzione di un film con questo soggetto ai fratelli Cohen. Per il cast son troppe le indecisioni, ma proporrei un rude Bruce Willis con la barba incolta nella parte del padre di Arvin. E per Arvin pensavo a qualcuno come Emile Hirsch. Al di là di tutto sarebbe molto interessante un film con questo soggetto.
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