Isola dei pirati, L'
di Michael Crichton (2009)
Prematuramente scomparso nel 2008, l’autore di romanzi d’avventura e di fantascienza di grande successo (Andromeda, Congo, Jurassic Park, Il Mondo Perduto, Timeline, Stato di Paura, Next solo per citarne alcuni) e di serie cinematografiche di altrettanta risonanza mondiale (una per tutte: E.R. Medici in prima linea) ci ha lasciato un libro postumo, uscito in contemporanea mondiale in tre milioni di copie: L’isola dei pirati, appunto. Il racconto si svolge nel 1665, nella Giamaica che – al tempo – era un avamposto inglese stretto tra domini spagnoli. Port Royal, capitale della regione, è un luogo frequentato da corsari, pirati, avventurieri, persone di dubbia fama, ma anche da coloro che cercano nelle terre d’oltreoceano nuove opportunità. La vicenda ruota attorno a Charles Hunter, corsaro e capitano della Cassandra, famoso per le sue imprese e molto apprezzato dai suoi sottoposti. Quando si diffonde la voce che una nave spagnola piena di tesori è alla fonda presso la relativamente vicina isola di Matanceros – sede di un fortilizio spagnolo – in attesa del primo convoglio verso la Spagna, Hunter, supportato dal governatore di Port Royal, decide di tentare la conquista delle supposte ricchezze. Da questa decisione scaturiscono avventure in mare e in terra che porteranno il manipolo di avventurieri a realizzare soluzioni all’avanguardia e a conquistare El Trinidad, il galeone spagnolo davvero pieno di fortune. Tuttavia, il mar dei Caraibi nasconde insidie e non deve essere sottovalutato. I cannibali, nonostante l’opera “civilizzatrice” degli europei, sono ancora presenti, le tempeste sono molto pericolose e il mare ha un ospite spaventoso: il kraken. Ma il pericolo maggiore è sempre l’uomo e, tornato a Port Royal, Hunter avrà modo di constatare di persona quanto questo detto sia vero. Il libro scorre veloce e la lettura è facile. Alcuni aspetti richiamano alla mente una famosa trilogia cinematografica (Pirati dei Caraibi e capitan Jack Sparrow sembrano essere stati fonte di ispirazione…) e nell’insieme il racconto non è memorabile. Una lettura piacevole, ma probabilmente rimarrà nella bibliografia di Crichton semplicemente come l’opera uscita postuma.
GIUDIZIO: WW
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