Strage degli imbecilli, La
di Carl Aderhold (2009)
Opera prima di Aderhold - direttore editoriale delle transalpine Edizioni Larousse - La strage degli imbecilli (edito Fazi) muove i primi passi da un sentimento che tutti noi proviamo quotidianamente, che ci schiaccia lentamente sotto il proprio peso, quello di milioni di piccoli fastidi singolarmente leggeri come piume, ma che accumulandosi formano un tutt'uno difficilmente sopportabile: l'esasperazione. Il protagonista, rigorosamente anonimo, è disoccupato, sposato, colto e poco sopra la trentina; ancorato ai principi di una ferrea educazione, rispetta gli altrui diritti e rifiuta la violenza in tutte le sue forme. Se non che il vivere quotidianamente in un mondo dominato da cafoni e maleducati lo esaspera. Confrontarsi con una realtà che risponde in modo decisamente affermativo alla domanda retorica che Thackeray pone al lettore ne La fiera delle vanità : "Essere sempre vincente, calpestare il prossimo, non avere mai dubbi. Non sono queste le qualità che consentono all'imbecillità umana di trionfare nel mondo?", è dapprima deludente, poi insopportobile ed infine esasperante. Come riuscire a vivere in pace in un modo di prepotenti, di ignoranti, di maleducati? Come sopravvivere a chi ti passa davanti in fila, a chi ti supera sulle scale mobili con una spallata, a chi ti si incolla al posteriore della macchina sfareggiando, clacsonando, insultando per avere strada? La risposta, inaspettatamente, arriva da un gatto: quello della vicina del primo piano, quello che tutte le benedette (?) sere d'estate - approfittando delle finestre aperte - si intrufola in casa del Nostro e si accoccola sul divano di pelle, lasciando come segno del suo passaggio ciuffi di pelo e ricami fatti con le unghie. Una fatidica sera - dopo che la moglie era andata a letto - il protagonista si trova a guardare la TV in compagnia dell'invadente felino: rimuginando sull'incredibile proliferazione di imbecilli, di cui il quadrupede è un evidente rappresentante, sbotta. ORA BASTA! E il gatto vola giù dal quinto piano. Stranamente un senso di leggerezza e giustizia riempie il cuore del nostro anti-eroe, tanto più che gli effetti del suo gesto - in termini di solidarietà alla padrona del micio morto e di maggior cordialità nei rapporti di vicinato in generale - sembrano migliorare un pochino il mondo. Da qui l'idea di un progetto ambizioso, finalizzato a portare armonia nel suo quartiere prima, nella sua città poi, per arrivare infine all'intera nazione. In un'escalation di morti violente - a volte mascherate da incidenti - il protagonsita si troverà a diventare una sorta di filosofo, un combattente impegnato in una lotta politica, quasi un... disinfestatore sociale per sopprimere, o per lo meno rendere innocua la pericolosa casta degli imbecilli. Romanzo brillante, divertente e frizzante nella prima metà, La strage degli imbecilli soffre di una certa monotonia e di alcune cadute di ritmo nella seconda parte, nella quale la definizione del manifesto, l'elaborazione di una linea teorica a difesa delle proprie azioni da parte del nostro killer tiene banco a lungo, pur essendo piuttosto evidente fin dall'inizio. Una lettura comunque piacevole, che risveglia oltretutto qualche istinto selvaggio - soprattuto se letto, come è capitato a me - durante infiniti tragitti in metropolitana... Apologia del delitto!
GIUDIZIO: WW
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