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Fidati di me
di Harlan Coben (2009)
Torna Harlan Coben e lo fa con il solito impianto narrativo, ormai quasi ossessivo compulsivo, che - se non sostenuto da una trama oltremodo ben congeniata - finisce per stufare. L'impianto di cui parlo - per chi non abbia mai letto la produzione cobeniana da Non dirlo a nessuno a Estate di morte - è il seguente: ad una famiglia normale crolla improvvisamente il mondo addosso per l'improvvisa, misteriosa scomparsa di uno dei suoi componenti; all'inizialmente pigra e poco convinta indagine di polizia se ne allinea una parallela, privata, da parte di un congiunto dello scomparso; gli eventi precipitano; fuoco d'artificio di colpi di scena; polizia e "investigatore privato" si ritrovano a mettere alle strette i cattivi per salvare il povero malcapitato finito nei guai; lieto fine. Se questo meccanismo funzionava benissimo per trame mozzafiato come Suburbia killer e Non hai scelta, aveva già mostrato il fianco sui più deboli Identità al buio e Se ti trovi in pericolo... a cui si aggiunge questo non esaltante Fidati di me. A Mike e Tia Baye la vita sorride: vivono in una villetta a schiera a Livingston - New Jersy - con i figli Adam e Jill, rispettivamente sedici ed undici anni. Mike è un medico affermato, Tia ha da poco ripreso a lavorare presso un importante studio legale. Ma quando il miglior amico di Adam - Spencer Hill - si suicida, il ragazzo inizia a chiudersi in se stesso, abbandona l'hockey - fino al giorno prima sua ragione di vita diventando intrattabile. Mike e Tia, spinti dall'apprensione, decidono di stingere il laccio del controllo sul ragazzo, fino ad intstallare un software nel suo computer per spiarne i messaggi in chat, la navigazione web, la posta elettronica. L'arrivo di un messaggio inquietante su una festa a base di alcol e droga da parte di un mittente sconosciuto conferma i timori dei genitori: Adam ha preso una brutta china, nasconde una seconda vita di cui fino ad allora erano all'oscuro. Contemporanenamente la tranquilla vita di Livingston viene sconvolta da una serie di eventi: la madre di Spencer scopre che il figlio - la notte del suicidio - non era solo; la miglior amica di Jill - a causa di un infelice rimprovero da parte di un professore - viene presa di mira da tutti i compagni di classe; il cadavere di una donna orrendamente sfigurata viene ritrovato non lontano dalla cittadina residenziale. E mentre Adam, messo alle strette dai genitori, scompare nel nulla, l'ispettore capo Loren Muse - alle dipendenze del procuratore Paul Copeland (due vecchie conoscenze degli affenzionati lettori di Coben) - inizia ad indagare sull'omicidio. Non ci vorrà molto prima che la ricerca di Adam da parte del padre e l'indagine di polizia si incrocino, fino a rivelare una sconcertante verità. Scorrevole come sempre, la prosa di Coben non subisce mai intoppi, non annoia, ma in questo caso non riesce a tenerci incollati alle pagine fino a notte fonda. Un buon thriller, ma nulla di più. Da ombrellone!
GIUDIZIO: WW
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Filippo Nembrini
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