Uomo di Bangkok, L'
di John Burdett (2004)
Thailandia, culla di civiltà storiche straordinarie, regno glorioso piombato a piè pari nel terzo mondo durante l'era moderna, fino a diventare niente più che la meta preferita per il turismo sessuale di milioni di uomini occidentali. La povertà, le forti disparità sociali, l'enorme disequilibrio tra i pochi ricchi - ricchissimi - ed i tanti poveri - poverissimi - hanno favorito il rigoglio dell'illegalità, della corruzione, della mercificazione di tutto ciò che possa fruttare il denaro necessario a sopravvivere. Nulla e nessuno sfugge a questo meccanismo, che trova il suo apice nelle grandi metropoli, Bangkok in primis: giovani ed innocenti contadine spinte dalla fame alla prostituzione nella capitale, giovani disperati costretti a spacciare per potersi permettere una dose di yaa baa (potente metanfetamina diffusa ovunque), poliziotti risucchiati dalla corruzione ormai assurta a sistema... Nulla e nessuno sfugge a tutto ciò, tranne due persone: Sonchai e Pichai, amici d'infanzia, fratelli di sangue, ex delinquentelli riportati sulla retta via da un monaco buddista, entrati in polizia col divieto spirituale di venir corrotti per poter ripulire il proprio kharma. Sono il team di investigatori più affiatato e temuto della capitale, agli ordini del viscido colonnello Vikorn. Sono invincibili, o almeno così si credeva fino alla notte in cui un sergente dei marines americani, William Bradley, venne ucciso di una morte tanto assurda quanto feroce: sigillato nella sua Mercedes, massacrato da decine di cobra e da un pitone impazziti, imbotitti di yaa baa... Ed è cercando di salvargli la vita che anche Pichai finirà ammazzato, vittima di un morso letale ad un occhio. Sonchai giura, quella notte, di vendicare la morte dell'amico: ucciderà i responsabili della sua morte. Inizia così una caccia serrata ai colpevoli, un'immersione nella cultura thai, negli aggrovigliati meccanismi ed interessi che ne sono alla base. Transessuali dalla bellezza mozzafiato, potenti mafiosi locali, spregiudicati uomini d'affari americani e russi, spacciatori internazionali si scontreranno, si mischieranno, si incroceranno con i personaggi che hanno segnato la vita del detective, cresciuto tra i bordelli della capitale. Un'ottima trama, un complicatissimo intreccio, una prosa secca ed efficace fanno di questo L'uomo di Bangkok (edito Sperling & Kupfler) un thriller di ottimo livello, ma anche un'occasione per capire cosa ci sia sotto la superficie di un paese che è facile liquidare come un bordello colossale: scritto interamente seguendo il flusso di pensieri dell'io narrante, Sonchai, ci immerge nella cultura thai, nella filosofia buddhista che ne sta alla base, regalandoci punti di vista che riescono a spiegare perchè un paese meraviglioso abbia intrapreso un cammino per noi incomprensibile. I continui contrasti, scontri, collisioni tra pensiero occidentale e filosofia orientale fornisco numerosi chiavi di lettura utili per comprendere e smettere di giudicare. Un giallo, dunque, ma anche qualcosa di più: un romanzo che è un atto d'amore per la Thailandia, quasi un'arringa di difesa a favore di un paese che può sembrare in ginocchio, ma che resta a testa alta, senza vergogna, anzi pieno di dignità. Catartico!
GIUDIZIO: WW 1/2
Potenzialmente un intrigante thriller che potrebbe essere interpretato dal disperso Jason Scott Lee di Rapa Nui.
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