Salto del varano, Il
di Francois Bizot (2007)
Cambogia, aprile 1970: Jean-Marie La Tour - diplomatico francese presso l'ambasciata della capitale Phnom Penh - violenta la sua giovane inserviente khmer sorpesa a rubare. Cinque mesi dopo, nei pressi della lontana Angkor, la stessa ragazza viene ritrovata morta, il ventre squarciato da una lama. Unico indizio, un vassoio con delle offerte rituali. Per discolpare dall'omicidio il cittadino francese protagonista del macabro ritrovamento, La Tour incarica di indagare sul fatto l'ispettore Boni della polizia francese presso l'ambasciata. Con l'aiuto del genio sregolato dell'etnologo Martial Rénot - profondo conoscitore degli usi e costumi dei popoli tribali della zona - Boni dovrà giungere fino al mitico salto del varano, imponente cascata alle cui pendici si dice sorga una grande città antica quanto i resti dei templi di Angkor ed i cui abitanti non siano mai venuti a contatto con la civiltà. Durante questo lungo ed affascinante viaggio, incalzato dalle boutade e dalle provocazioni a tema filosofico dell'incontenibile Rénoit, l'ispettore di polizia sarà costretto suo malgrado a riconsiderare completamente la propria scala di valori, il proprio modo di intendere ed interpretare la propria vita. Un bellissimo romanzo, questo Il salto del varano (edito Ponte alle Grazie), che prendendo a pretesto una vicenda di cronaca nera si maschera da thriller, pur essendo in effetti una storia d'amicizia, di sodalizio tra due anime apparentemente antitetiche, ma in effetti affini: da un lato il timido, disincantato e deluso ispettore Boni, convinto che la vita non gli possa riservare più sorprese; dall'altro Rénoit, con i suoi milioni di tic nervosi, con la sua inestinguibile sete di sapere e di vivere, con la sua dialettica capace di scardinare le certezze dell'ispettore, lasciandolo ad annaspare incerto in un mare di dubbi, che funge da faro nella notte anche per il lettore, offrendogli decine di spunti di riflessione. C'è tanto buddismo in questo romanzo: e non poteva essere altrimenti, visto che Bizot detiene proprio la cattedra di buddismo presso l'Ecole pratique des hautes études e vive in Indocina fin dal 1965. Non di semplicissima lettura, infarcito di termini desueti che costringono il lettore spesso e volentieri a cercare rifugio nel dizionario, Il salto del varano riesce comunque ad appassionare, invita ad una lettura vorticosa, famelica e - una volta finito - lascia una nota di rimpianto nel cuore, un'eco nostalgica per quelle pagine così ben scritte, per quei paesaggi incantati descritti con tanta efficacia, per quei personaggi dipinti con tale maestria. Esistenziale!
GIUDIZIO: WWW
Spero ardentemente che da questo libro venga tratto un film: con gli attori giusti i serrati dialoghi, i botta e risposta tra Rénoit e Boni potrebbero farne un qualcosa di memorabile! Vedrei benissimo Gerard Depardieu nei panni di Boni e Vincent Cassel in quelli di Rénoit.
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