Quando cadrà la pioggia tornerò
di Takuji Ichikawa (2007)
E' passato quasi un anno da quando Takumi ed il piccolo Yuji hanno seppellito Mio, scomparsa a soli 28 anni per una malattia fulminante. Padre e figlio hanno da allora provato a tirare avanti come hanno potuto, alla bell'e meglio, considerato che Takumi è afflitto da una serie di fobie ed allergie del tutto fuori dal comune: non può prendere mezzi di trasporto diversi dalla bicicletta, non può entrare in luoghi pubblici chiusi come i cinema, non può assumere una svariata pletora di sostanze, pena reazioni allergiche micidiali... Fortuna che Yuji ha un senso di responsabilità molto più sviluppato di quanto richiedano i suoi 6 anni! Nelle lunghe notti che trascorre nel futon col figlioletto, Takumi ripensa alle ultime parole che Mio gli rivolse sul letto di morte: "Quando verrà la pioggi tornerò", promise, per controllare che tutto sia a posto, che loro due siano - se non proprio felici - almeno sereni, che tutto sia in ordine. Ora che la stagione delle pioggie sta per cominciare, la speranza di rivedere l'adorata moglie inizia a germogliare come un fiore folle nel cuore dell'uomo. Ed è proprio durante uno dei primi temporali che si abbattono annualmente sul Giappone che Takumi e Yuji (convinto che la mamma sia andata su un pianeta chiamato Archivio) si imbattono in Mio: ha perso completamente la memoria, non ricorda nemmeno il suo nome, ma è proprio lei, non c'è dubbio! L'emozione di ritrovarla viva e vegeta di fronte a loro è quasi incontenibile, ma la paura di poterla perdere nuovamente imbriglia le loro reazioni, tanto da fargli decidere di non dirle nulla dell'anno trascorso; inizia così il lento lavoro di ricostruzione della storia d'amore con Takumi, della sua difficilissima gestazione, dell'esplosione delle emozioni, del matrimonio, della nascita di Yuji, della loro felicità. A mio modesto parere un romanzo come questo ha un'impronta nipponica troppo marcata per riuscire a far breccia nel cuore del pubblico italiano: troppo piatto, sussurrato, pudico, quasi imbarazzato nell'esprimere i sentimenti che fan fiorire un amore. A tratti troppo lento, non lesina comunque momenti di tenerezza, delicati e commoventi, soprattutto incentrati sulla figura meglio riuscita del libro: il piccolo Yuji, capace di far scoppiare il cuore del lettore. Un po' deludente - e soprattutto fuori luogo in un romanzo fondamentalmente romantico - l'escamotage alla base del ritorno di Mio nel mondo dei vivi... Nipporomance.
GIUDIZIO: W 1/2
In patria il romanzo di Ichikawa (da noi edito Salani) è stato un vero e proprio fenomeno di costume da cui son stati tratti un film, un manga ed una fiction... roba da Moccia!
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