Mille splendidi soli
di Khaled Hosseini (2007)
"Non si possono contare le lune che brillano sui suoi tetti, nè i mille splendidi soli che si nascondono dietro i suoi muri". Così Saib-e-Tabrizi, poeta persiano del diciassettesimo secolo, descriveva la magnificenza della città di Kabul, divenuta negli ultimi trent'anni teatro di uno dei più feroci conflitti civili della storia dell'uomo. Da questi versi Hosseini è partito alla ricerca del degno successore di quel capolavoro letterario che è stato il suo romanzo d'esordio, Il cacciatore d'aquiloni. Impresa ardua, se non impossibile: le aspettative dei lettori sarebbero state comunque troppo alte, irraggiungibili forse. Ed allora lo scrittore ha fatto l'unica cosa onesta che potesse fare: scrivere un buon romanzo, con la sua solita, deliziosa prosa, magari dedicato ad un argomento che gli stesse a cuore, augurandosi di poter contribuire a risolverlo, ora che poteva contare su una platea mondiale. E così ha scelto di raccontare la devastante escalation di violenze ed emarginazioni subite dalle donne afghane: maltrattate, violentate, private della dignità del lavoro, insaccate nel burqa, seppellite in casa. Ben riassume la situazione la frase di Nana, madre di Mariam, una delle due protagoniste di questo Mille splendidi soli: "Come l'ago della bussola segna il nord, così il dito accusatore dell'uomo trova sempre una donna cui dare la colpa. Sempre...". Mariam è la figlia bastarda di Jalil, un ricco possidente di Herat, che una volta alla settimana la va a trovare nella kolba - una baracca di fango e legno - dove la bimba vive con la madre; Mariam vive in funzione di quelle visite settimanali, in adorazione di Jalil, finchè non si chiede perchè non possa vivere con lui, perchè debba stargli lontana, finchè non pretende di stare con lui... finchè a 15 anni non viene data in sposa al perfido Rashid, calzolaio 50enne di Kabul, che altro non saprà darle se non botte, urla ed umiliazioni. Laila nasce a Kabul da una famiglia progressista, da padre insegnante e madre emancipata, vent'anni dopo Mariam. Il suo destino sembra opposto a quello della sfortunata vicina: studierà, si laureerà, lavorerà... ma la disgraziata storia dell'Afghanistan lo fagociterà, lo masticherà per risputarlo sulla strada disgraziata percorsa dal destino di Mariam. Una storia di stoicismo, di paura, di sangue e di dolore, una penosa storia che si trascina faticosamente, agonizzante, per le prime 115 pagine di questo romanzo edito Piemme. Poi la svolta - l'ingresso di un personaggio fresco e coinvolgente come Laila - che ridona smalto alla firma di Hosseini, che torna ad appassionare, a commuovere. Mille splendidi soli non sarà un capolavoro, ma è certamente ben scritto e piacevole da leggere pur parlando di argomenti atroci, indigesti, crudeli... Onesto!
GIUDIZIO: WW
Il romanzo - che sconta mezzo punto in meno sulla valutazione a causa della sua stretta parentela con Il cacciatore di aquiloni - verrà anch'esso tradotto in cellulosa dalla Dreamworks entro qualche anno.
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