Schegge dal sogno
di Masini Mario (2006)
La vita, si sa, fa vincitori e vinti. In questo Schegge dal sogno (edito L'autore libri Firenze), invece, Masini ci racconta le tragiche vicende di Marcello, singolare caso di uomo che con la vita cerca una sorta di pareggio, che con essa arriva a fare un patto che ai più, ai "normali", ai "per bene" può far venire alle labbra una sola parola: follia. Marcello è un clochard - meno romanticamente un nostrano barbone - e lo è per scelta ormai da quindici anni, quando Masini ce lo presenta; la decisione di vivere per strada l'ha maturata pian piano, a mente fredda, è sbocciata lentamente nella sua mente e nel suo cuore come un fiore nero concimato dall'humus della disperazione, del rimorso, del vuoto incolmabile lasciato dalla ghigliottina del destino, che improvvisamente ha decapitato di netto la sua vita. E così Marcello ha deciso: non si ucciderà, no... vivrà di stenti, di sofferenze, di dolori, ma vivrà. La vita segnerà il suo punto indebolendolo, ferendolo, aggredendolo con impietosa durezza; Marcello lo segnerà invece sopravvivendo ostinatamente, per poter protrarre il proprio supplizio, la propria espiazione; nè vincitori nè vinti allora: solo un pareggio. Agro, dolce, tragico e romantico, questo e molto di più è il commovente romanzo breve di Masini, che apre uno spiraglio su quel mondo parallelo che gira accanto al nostro: il mondo dei senza tetto, di quegli uomini e donne accanto ai quali - tra il divertito ed il diffidente - passiamo rapidi, accelerando il passo, trattenendo il fiato per evitare il contagio del loro sudiciume, del loro lezzo, di quel loro orrendo essere vivi senza pur senza possedere alcun bene materiale, pur senza godere di alcun affetto... che paura dovessero infettarci, dovessimo anche noi perdere tutto, restare muti di fronte al mondo ed alla sua gridata indifferenza! Davvero toccante e scorrevole, magari talvolta scritto con una prosa un po' retrò ma pur sempre efficace ed elegante, Schegge dal sogno è una piacevolissima sorpresa che ha il pregio di farci affezionare sinceramente a Marcello, mettendoci in guardia dai pregiudizi senza ricorrere alla retorica. E la prossima volta che incroceremo un barbone rivedremo in lui questo bellissimo personaggio, e forse rallenteremo il passo, magari faremo un sorriso e porteremo un po' di conforto. Solidale!
GIUDIZIO: WW
C'è una frase, verso la fine del libro, che ne incarna perfettamente lo spirito, un certo qual misto di semplicità e saggezza: "La gente si abitua talmente al cemento da evitare persino di imprimere la suola di una scarpa nella terra umida, che percepisce ormai come un elemento sporco ed estraneo destinato ai cani per i loro bisogni". Per incarnare in una riproduzione cinematografica uno spirito del genere ci vuole un grande attore, qualcuno che non sia mai caricaturale: Sergio Castellitto sarebbe perfetto.
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