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Isola degli infami, L'
di Roberto Bruni (2006)
L'Italia è da sempre un paese di poeti, navigatori e... aspiranti scrittori! Lo dimostra la miariade di case editrici che campano pubblicando e distribuendo a pagamento (leggi "contributo alle spese di pubblicazione") i manoscritti di aspiranti autori, diventando vere e proprie società di servizi. Non so sincermamente se l'Editrice Nuovi Autori sia una di queste società, ma dopo aver letto L'isola degli infami ne ho il forte sospetto... L'idea di fondo del romanzo non è male, sebbene non spicchi per originalità rifacendosi in parte a tematiche già trattate in film quali 1997 Fuga da New York di John Carpenter o libri come Il Signore delle mosche di William Golding. Nel 2100 i governi mondiali hanno deciso di destinare la selvaggia isola di Caraguera a carcere/confino per tutti i criminali dichiarati indesiderati dalla cosiddetta società civile, dal Mondo dei Buoni. Questo nuovo mondo, il Mondo dei Cattivi - detto anche Isola degli Infami - accoglie dapprima chi ha commesso gravi reati contro il patrimonio, truffatori e ladri di lusso... pian piano a questi s'aggiungono criminali comuni, stupratori, assassini e trafficanti di droga. L'Isola diventa ben presto - per chi vive nel mondo esterno - sinonimo di inferno sulla Terra... ma al suo interno la situazione è ben diversa: i condannati si sono liberati del marchio infame impressogli dal cosiddetto Mondo dei Buoni e sono riusciti ad organizzare una pacifica società civile basata sul modello giuridico dei Maya. Giudice unico e supremo è Robert "Auxciwal" Goldberg. Un brutto giorno il mondo esterno entra in crisi e la serenità dello Stato di Caraguera è messa in serio pericolo... Può una società isolata, creata principalmente da "cattivi", svilupparsi in modo tale da divenire migliore, più giusta ed equa di quella - presumibilmente dei buoni - che l'ha messa al confino? Per rispondere a questa domanda - alla base dello scritto di Bruni - sarebbe forse bastato guardare alla storia dell'Australia, per decenni isola carcere della corona inglese... Ad ogni modo il percorso - tortuoso - scelto dall'autore per esporre la sua scontata tesi pecca sia nella costruzione della trama - decisamente farraginosa - sia (e soprattutto) nell'utilizzo della lingua italiana. Il libro è costellato di errori che vanno da veniali pleonasmi ("Ma a Maria Luna, questa disobbedienza non la faceva sentire in colpa..." o "...in un grosso buco sotterraneo scavato apposta sotto terra..."), fino ad arrivare a costruzioni di frasi totalmente sgrammaticate ("Se volevamo obbligarla a venire con noi, non saremmo arrivati così come lei ci vede che siamo venuti") che ne rendono la lettura davvero difficile. Non me ne voglia Roberto Bruni se leggerà queste righe: sono solo stato sincero, ho solo espresso un'opinione, smentita dalle tantissime recensioni entusiaste che potete trovare su IBS... Ma lui per primo ci insegna che una critica infame può nascere dai più onesti sentimenti e... viceversa! Indigesto!
GIUDIZIO: 1/2 W
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Filippo Nembrini
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