Cosmo Blues Hotel
di Stefano Lorefice (2004)
Milano e la sua frenesia, Milano e le sue albe fumose di smog e nebbia, Milano e l'indifferenza della sua gente ormai abituata a tutto e a tutti, Milano ed il suo microcosmo, che tanto micro poi non è: un cosmo spesso tinto di tristezza, di persone che vivono la città come una stanza ad ore, un luogo - o forse un non-luogo - dove andare a studiare o a lavorare, perchè è lì che - quando c'è - trovi il grano; ma insieme un posto da cui si desidera fuggire, se non fisicamente almeno attraverso artifici: droga, sesso, violenza, volgarità - che come dice Stefano Lorefice "è pur sempre un modo per uscire dagli schemi", una via di fuga dalle gabbie in cui ci siamo rinchiusi. Tutto questo racconta Cosmo Blues Hotel, un romanzo formato da un cerchio di racconti, una raccolta di racconti che diventano un romanzo visto che "nella vita come al Cosmo Blues Hotel le vite si fondono". Sembra che lo sguardo di Lorefice sulla mia città sia quello di chi a Milano c'è arrivato da fuori, da trasmigrato per motivi di studio o di lavoro, di chi in quel posto non ha affetti, non ha le sue radici e conosce, frequenta, vive persone e luoghi trascinato dalla corrente su cui galleggia, scoprendo con sguardo trasparente - e perciò candidamente impietoso - la realtà vera della metropoli; le storie e le sensazioni che racconta sono le stesse che ho provato sulla mia pelle in due anni a Londra, di chi immerso improvvisamente in una nuova realtà metropolitana vive le proprie esperienze con la purezza di un foglio bianco, che può solo esser sporcato, imbrattato, spruzzato dal fango che c'è in giro senza il conforto, la sicurezza, le difese di un'infanzia e di un'adolescenza sbocciate e rafforzatesi in quei luoghi. In Cosmo Blues Hotel ci sono il sesso come ginnastica contro la solitudine, la droga come alternativa alla noia, la follia omicida come lama per spezzare una routine assassina, lo sconforto suicida come confortante sipario ed un inanellamento delle terribili realtà che a Milano si possono facilmente incontrare in un giorno ed una notte aprendo bene gli occhi mentre si cammina per le sue vie, mentre si balla nei locali, mentre ci si avvicina ai suoi figli inevitabilmente contagiati dalla sua ansia, dalla fame di una serenità e di una felicità quand'anche artificiali. Lorefice ha un modo di scrivere sintetico: frasi brevi per racconti stringatissimi, linguaggio colloquiale, spesso specchio del parlato, tanto da dare l'idea di un continuo dialogo non virgolettato, da far pensare che il suo effetto potrebbe essere ancor più efficace come spoken words (il cui progetto è in effetti in divenire, come potrete scoprire su www.cbh.splinder.com). Colpisce allo stomaco, questo libro, anche se devo dire non è proprio il mio genere preferito, e lo vedrei molto bene in un sua trasposizione teatrale più che cinematografica: un palco illuminato solo per una metà alla volta, dove le storie del Cosmo Blues Hotel si svolgono l'una accanto all'altra senza mai toccarsi veramente, sfiorandosi appena, avendo in comune quella zona di confine tra luce ed ombra che è l'anima del libro... Pugno allo stomaco.
GIUDIZIO: W 1/2
Cosmo Blues Hotel è targato Edizioni Clandestine, una delle più interessanti realtà emergenti del panorama editoriale italiano: attiva, spregiudicata, promettente, ha una grande attenzione per i giovani autori e per gli aspiranti tali. Da 6 anni organizza il premio Cuore di Tenebra dedicato proprio a questi ultimi, con pubblicazione dei dieci migliori racconti inviati: nel 2003 - scusate l'autopromozione - è stata pubblicata la raccolta La camera 24, in cui è inserito il mio racconto Cronaca di una sorte annunciata...se vi va fatemi sapere che ne pensate!
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