Vita di Pi
di Yann Martel (2003)
Vita di Pi è un romanzo (edito Piemme) strutturato in modo particolare, come se fosse un'intervista dell'autore all'ormai quarantenne protagonista di una vicenda apparentemente fantastica, della quale sente parlare nel corso di un suo peregrinare in India; una storia - si racconta - che farà credere in Dio anche il più convinto degli atei. L'autore riparte così per il natio Canada, dove attualmente vive Piscine Molitor Patel, da un certo momento della sua vita in poi ribattezzatosi Pi per evitare le numerose prese in giro che il suo nome gli causava (la Piscine Molitor è una delle più famose piscine di Parigi). Prende contatto, si incontra con lui ed ecco che parte la storia: Pi vive la sua infanzia e prima pubertà nella regione indiana del Tamil-Nandu (oggi tristemente nota per il recente maremoto che l'ha devastata) con padre, madre e fratello maggiore; per anni la sua vita si divide tra la scuola, la cura degli animali dello zoo di cui il padre è propietario e la passione per il nuoto. Questo fino a che non viene fulminato sulla via di Damasco da Dio: ecco che allora, all'apice dei suoi interessi, brilla uno stravagante fervore religioso che lo porta alla pratica regolare e contemporanea di induismo, cristianesimo e islamismo, non senza destare un vespaio di polemiche in paese. Le vicende politico-economiche indiane degli anni settanta convincono la famiglia Patel a cambiare vita: decidono di vendere tutto e trasferirsi in Canada in cerca di fortuna. E così, nel luglio del 1978, un Pi ormai sedicenne e la famiglia - oltre a tutti gli animali dello zoo venduti a clienti del continente nord americano - si imbarcano sulla Tsimtsum, nave mercantile giapponese battente bandiera panamense. Quattro giorno dopo aver fatto tappa a Manila-Filippine, la nave affonda. Pi trova rifugio su una scialuppa ritrovandosi incredibilmente in compagnia di quattro sopravvissuti molto particolari: una zebra, una jena, un orango e Richard Parker, che altri non è se non una tigre del Bengala di oltre duecento chili. Ben presto restano in vita solo Pi e la tigre, mentre le ossa degli altri animali sbiancano sotto il sole cocente del Pacifico. Il resto del libro - quasi tre quarti della storia - narra delle incredibili vicende attraverso cui il ragazzo rimasto orfano si aggrappa alla vita, alla fede, alla sfida con l'enorme felino con cui deve convivere in otto metri di scialuppa di salvataggio. Fino alle ultime dieci pagine questo Vita di Pi sembra un'ennesima versione rimodernata e "zoologizzata" di Robinson Crosue. Poi la svolta, con l'approdo sulle coste del Messico dopo oltre sette mesi di deriva; separatosi dal suo feroce compagno di viaggio Pi viene interrogato in ospedale da due agenti assicurativi dell'armatore nipponico della Tsimtsum: increduli di fronte a quanto racconta loro, pretendono la verità... Pi propone allora una versione alternativa della propria epopea. Ed è proprio in queste pagine che il libro, fino ad allora niente più che una discreta storia nel corso della quale - di quando in quando - la nostra attenzione rischia di naufragare, prende vita e ci pone finalmente di fronte ad una serie di riflessioni che ci fanno rileggere in chiave diversa tutto ciò che è stato narrato fino a quel momento. Un finale che è un fuoco d'artificio, l'esplosione di un istante che rivela bellezza, benchè dolorosa e ustionante, la potenza e la furia del fuoco nascosta dietro al fascino di uno spettacolo pirotecnico creato dalla fantasia per rendere più vivibile la realtà... dove una tigre può essere la nemesi dell'uomo, come anche un suo alterego. Metaforico!
GIUDIZIO: WW
Difficile ma non impossibile realizzare una pellicola dedicata a Vita di Pi, ma fondamentale è trovare un regista che sappia imprimere alla vicenda tutta la poesia che permea il libro senza annoiare. Qualcuno ci riuscì con Il vecchio e il mare di Hemingway... chi si potrà cimentare in questa impresa oggi? Forse Ron Howard?
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