Survivor
di Chuck Palahniuk (1999)
Cielo australiano, qualche nuvola punteggia l'azzurro. Una zoomata inquadra un Boeing 747 che vola ad alta quota sopra un immenso deserto al centro del continente. Soggettiva dalla coda del veivolo e carrellata lungo il corridoio centrale: l'aereo è deserto. Entriamo nella cabina di pilotaggio: un uomo solo alla cloche sta registrando un lungo messaggio sulla scatola nera prima di lanciarsi in una folle picchiata suicida. Così potrebbe iniziare il film ispirato a questo splendido, abrasivo, geniale romanzo del mio idolo letterario (ormai l'avrete capito) Chuck Palahniuk. Survivor - la sua miglior opera insieme a Soffocare, e come Soffocare edito Strade Blu Mondadori - racconta l'incredibile storia di Tender Branson, membro della Chiesa Creedish, una comunità cristiana che vive in uno stato di isolamento temporale, nel rifiuto del progresso, del "mondo esterno" e della sua corruzione (un chiaro riferimento alla ben diffusa comunità Amish d'America, quella - per intendersi - al centro della vicenda di Witness-Il testimone con Harrison Ford). Fino al giorno della sua fuga dalla comunità Tender era completamente ignaro dell'esistenza di una società diversa da quella in cui era nato. Da quel giorno in poi non era più tornato sui suoi passi, dedicandosi ai più strani ed impensabili lavori: da maggiordomo in ricche famiglie assurde a suggeritore di galateo per nuovi ricchi, fino all'istigazione telefonica al suicidio. Finchè non diventa l'ultimo Creedish sulla terra, in seguito alla Consegna, rituale suicidio di massa che ha cancellato gli adepti alla Chiesa cui apparteneva. Grazie all'aiuto del caso e di un abile manager che ha subodorato il filone d'oro nell'ultimo superstite di un credo religioso, Tender assurge a seguitissimo predicatore di massa, con tanto di programmi televisivi e pubblicazioni di libri contenenti il segreto per la felicità... Senonchè un brutto giorno vengono trovate le prove che il suicidio di massa è stato in realtà un genocidio: ecco che il grande sogno di Tender si trasforma in incubo, in un declino verticale che sfocia nel viaggio aereo in cui il romanzo ha inizio. Grandissima prova di stile, di capacità narrativa, di inventiva questa di Palahniuk, che con alcune trovate - anche se non sostanziali - ci dà continuamente l'idea che il racconto sia a termine, che il countdown per Tender, ma anche per noi che ne dobbiamo conoscere la storia dalla sua viva voce, sia di pagina in pagina sempre più pressante, assillante: per esempio la storia comincia dal capitolo 47 e termina al capitolo 1, da pagina 289 a pagina 1... Bello, bellissimo!!! Scorticante critica al virus mediatico - tema ricorrente in Palahniuk - che ha infettato inesorabilmente le nostre vite, al proliferare di culti e culticini, di predicatori e stregoni che vanno turlupinando milioni di persone in tutto il mondo, fino a criticare sottovoce, quasi in sottofondo, tutte le religioni, che se seguite ciecamente, altro non sono che il proverbiale oppio dei popoli. GRANDIOSO!
GIUDIZIO: WWW
Un libro che vi consiglio vivissimamente di leggere, che spero ardentemente venga "cinemizzato", anche se il protagonista andrà scelto con cura: candiderei Vincent Gallo, Joaquin Phoenix o Tim Roth.
|