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Red Hot Chili Peppers - Stadium Arcadium/JUPITER
(2006)
Continua la svolta "commerciale", nel senso più positivo del termine, intrapresa dai RHCP con Californication prima e By the way dopo, nei quali mancano le dissonanze e le cacofonie esasperate unite a pezzi di grande melodia incontrati fino allo strepitoso One hot minute. Devo dire però che per una volta l'ammorbidimento di suoni mi è gradito: come i due predecessori anche questo Stadium Arcadium è un bellissimo album, reso però difficile da apprezzare per la sua forse eccessiva vastità. Due CD, 28 pezzi, un'esuberanza creativa che richiede un sacco di tempo per essere assimilata. Ecco perchè ho deciso di spezzare la recensione in due, dedicandomi per primo a Jupiter e solo in un secondo momento a Mars. Si parte con Dani California, primo singolo dell'album reso subito arcinoto per il video che ripercorre la storia musicale degli ultimi quarant'anni: cadenza iniziale da marcetta marziale, tipico cantato rappeggiante alternato a coro melodico... RHCP da cima a fondo. Snow (Hey Oh) prosegue il new deal dei peperoncini, strizzando l'occhio anche a chi canticchia sotto la doccia. Come un saltello nel passato, però, arriva a spiazzarci - o a smentirci - Charlie, pezzo a metà strada tra la via meastra d'un tempo e gli ultimi dischi, dove Frusciante maltratta le sei corde in bilico tra psichedelia e funky (per il bassista Flea, invece la psichedelia da sola basta e avanza...). La title track Stadium Arcadium ristabilsce gli equilibrii, sommergendoci con ritmi da ballad astrale, accompagnandoci in viaggio verso lo spazio profondo. Tra due brani con titoli che solo i RHCP potevano inventarsi - Hump de Bump e Slow Cheetah - troviamo la bella She's only 18, con le sue chitarre decisamente hendrixiane. L'indiavolata Torture me, la sofferta ma deliziosa Strip my mind, la filastroccheggiante Especially in Michigan, l'incolore Warlocks portano infine al trio di chiusura. Incastrata tra C'mon girls e Hey troviamo un lento che di certo non sostituirà mai nel cuore dei fans Under the bridge, ma che di certo si scaverà un posticino tutto suo: Wet sand. In complesso un ottimo disco, questo Jupiter... Primo test superato!
GIUDIZIO: WW 1/2
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Filippo Nembrini
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