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Silverchair - Frogstomp
(1995)
Era il 1995 quando tre ragazzini tra i 15 ed i 16 anni spuntarono come funghi sulla scena musicale mondiale dalla provincia australiana di Merewether: il loro debut album Frogstomp fu un vero caso, visto che lo spessore e la maturità della musica dei Silverchair si contrapponevano in modo stridente alla leggerezza e spensieratezza tipica della loro età. Si parlò addirittura di un progetto di boy band grunge oriented costruita a tavolino... fatto sta che il bel vocalist Daniel Johns (attuale marito di Nathalie Imbruglia) e soci si presentarono sotto l'egida Sony al mondo con pezzi davvero straordinari per intensità e struttura e questo dal punto di vista sia delle musiche, sia dei testi. La opening track Israel's Son è un j'accuse molto deciso e duro alla sub cultura del terrorismo, alla sua follia, qualunque ne sia l'elemento scatenante. In contrapposizione alla furibonda chiusura del primo pezzo - col cantato strillato I am, Iam Israel's son, Israel's son I am: put your hands in the air! - arrivano le mielose chitarre di Tomorrow, pezzo già contenuto nell'EP dato alla stampe sul solo mercato australiano, una composizione che punta il dito sulla ricchezza tipica dell'occidente consumista, alla mollezza fisica e morale che ne deriva: gran bel pezzo - uno dei miei preferiti - che miscela saggiamente rabbia, grinta e melodia. Faultline prosegue sulla stessa direttrice del brano che la precede: un lento condito da improvvise sfuriate di chitarra per un testo che parla dell'assurda morte di un ragazzino dell'età dei tre. E poi ancora la strepitosa Pure massacre, altro atto d'accusa contro la follia della guerra, altro impegno sociale per tre ragazzini che insieme non arrivano a fare 50 anni. Gran bell'album, questo Frogstomp, capace di inanellare altri bellissimi pezzi: come Shade, lamentosa e bellissima ballad dedicata all'ombra in cui spesso gli adolescenti si rifugiano per esorcizzare la crisi d'identità che li colpisce in quella delicata età di passaggio; o come Suicidal dream, magnifica composizione, cupa ed oscura, che con Shade e la seguente Undecided forma un sorta di trilogia del disagio adolescenziale. Disco di grande caratura, sorprendente e rabbioso, cupo e riflessivo, sicuramente il migliore di tutta la produzione successiva del trio aussie. Gracidio regale!
GIUDIZIO: WWW
Perfetta colonna sonora per una pellicola come Lords of Dog Town!
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Filippo Nembrini
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