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Idol Billy - Cyberpunk
(1993)
Mi è tornato tra le mani qualche giorno fa questo disco del tenebroso Billy Idol, che con la sua zazzera biondo platino ed il suo labbrino superiore arricciato mi aveva fatto saltare e cantare nei primi anni dell'adolescenza con canzoni come Rebel Yell, Sweet Sixteen o Dancing with myself. Fin dal primo ascolto dopo tanti anni mi è balzata agli occhi - o meglio all'orecchio - l'originalità di Cyberpunk, che contiene tonnellate di fonti d'ispirazione in particolare per quel fenomeno musicale che è stato Moby ben sei anni dopo: basta far girare due canzoni come la bellissima Wasteland (il principio alla base dei cori "No religion at all!" è stato ripreso pari pari dal DJ inglese in una manciata di sue composizioni) o l'onirica base di Tomorrow People per rendervi conto di quel che intendo. Certo, la radice e matrice della carriera del biondo idolo resta viva, fin dal titolo: un punk leggero leggero, molto carico di testosterone, ma con contaminazioni elettroniche che perfettamente si sposano con il suffisso cyber. Dalle citazioni di un fenomeno di costume come il DJ virtuale Max Headroom (negli anni ottanta icona del fenomeno cyberpunk) la cui voce appare nella lenta ed orgasmica Adam in Chains alla scatenata Shock to the system, nella quale - tra un refrain elettronico e l'altro - ritroviamo il caro vecchio Billy di un tempo. Il viaggio in rete con supporto neuronale continua con il cantato scandito, quasi da comizio, di Neuromancer e la galoppata da sesso virtuale di Power Junkie, dove finalmente le chitarre le fanno da padrone, sebbene a tratti tanto accelerate, quasi le sentissimo scaricarsi a 5 mega al secondo. E via ancora, a folle velocità lungo l'autostrada virtuale che Idol disegna sotto i nostri timpani, saltando dallo sballo sintetico di Heroin alla crisi mistica di Shangrila, passando a volo radente sulla superficie ghiacciata di Venus, correndo a perdifiato nella notte di Then the night comes fino a risvegliarci all'alba nel nostro salotto, sfiniti nella mente e nel corpo, con l'inno techno gospel di Mother Dawn. Precursore.
GIUDIZIO: WW
Perfetto accompagnamento musicale di tutto un filone cinematografico di cui fanno parte lo spendido Strange Days, il discreto Johnny Mnemonic, il bel Paycheck fino al capolavoro Matrix.
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Filippo Nembrini
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