D.A.D. - Helpyourselfish
(1995)
Nei primi anni ottanta quattro ragazzi danesi un po' fuori di testa decisero di metter su un gruppo ed esibirsi nei locali di Copenhagen suonando un genere del tutto particolare: un country western rock con inevitabili, seppur lievi contaminazioni punk (che allora andava per la maggiore) condito di forte ironia, divertente, scanzonato, tanto da essere più adatto a far da colonna sonora ad un film quale Mezzogiorno e mezzo di fuoco, piuttosto che ad una pellicola interpretata dal mitico John El Grinta Wayne. Il nome del gruppo doveva in qualche modo esprimere l'originalità del progetto e i nostri fantastici quattro ne scelsero uno, Disneyland After Dark, che non poteva passare inosservato. Tanto che, dopo l'uscita ed il discreto successo internazionale del loro primo LP (Call of the wild), la Disney fece loro causa, inutile dirlo, vincendola. Ecco allora che la band si dovette ripresentare con un nuovo naming, furbescamente contratto ad una sigla dell'originale: D.A.D. Dopo un lavoro passato in sordina (D.A.D. draws a circle), arrivò la meritata fortuna grazie all'enorme successo dei due album successivi (No fuel left for the pilgrims, da cui fu tratta la super hit Sleeping my day away, e Riskin' it all, lanciato dalla splendida ballad Laugh 'n' a 1/2), caratterizzati da un sound modificato, molto più southern rock con chitarre molto calde ed atmosfere da post glam rock (che tradotto sta a indicare quell'ondata di svolta che vide protagonisti assoluti dei primi anni 90 gruppi quali Poison e Cinderella). Dopo quattro anni di silenzio un nuovo album, questo Helpyourselfish, con un'ulteriore evoluzione - stavolta forse troppo drastica - del sound che aveva dato successo al gruppo; forse per il debordare del fenomeno Metallica con il black album, forse per la loro presenza in tour negli Stati Uniti e la probabile frequentazione con il connazionale Lars Ulrich, fatto sta che la sinfonia cambia, diventando più dura, a tratti ostica e molto meno easy listening, ma pur sempre molto apprezzabile. Le calde, morbide note delle chitarre del passato si trasformano in riff più asciutti, graffianti, nervosi, duri, facendo da contraltare alla voce roca ma intensa del cantante Jesper Binzer come nella opening track Reconstrucdead o nella più melodica Written in water. Un leggero balzo al passato i D.A.D. lo compiono con la canzone che dà il titolo all'album, Helpyourselfish, in cui ritroviamo anche i cori costanti che accompagnano il ritornello per tutta la sua durata, e nella splendida Unowned, un lentone sofferto e pieno di sentimento. La bellissima Candid riprende atmosfere arrabbiate, con cambi di ritmo improvvisi, all'apparenza non amalgamati, ma è forse la più riuscita espessione di quello che il gruppo aveva intenzione di fare con questo album dalle atmosfere nere (fin dalla confezione, tutta in plastica nera lucida). Tutta targata Disneyland dopo le tenebre una delle mie canzoni preferite dell'album: Prayin' to a God. Ma la vera gemma del disco, anche nel testo, è la gridata Naked (but still stripping)... grandi capacità vocali, ottima cattiveria musicale senza dover raggiungere i ritmi sincopati dell'heavy metal... Il lato oscuro di Topolino!
GIUDIZIO: WW
Perfetta colonna sonora di una pellicola fantasy noir come Constantine, a questo disco è seguito un album che ha riportato i D.A.D. a sonorità più morbide, da avere perchè il suo titolo riflette l'effetto che fa all'ascoltatore: Simpatico.
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