Kings of Leon - Come around sundown
(2010)
Quando nel 2007 incappai casualmente in Because of the night, terzo album dei Kings of Leon, rimasi letteralmente folgorato: un disco fuori dal tempo e dalle mode; una miscela di contaminazioni sonore che pesca a piene mani dai generi più disparati del rock, dall'hard anni '70 allo stoner di due decenni dopo, dal grunge di Seattle al southern-blues dei Molly Hatchet... un'amalgama preparata magistralmente, tanto da dar vita ad un sound assolutamente unico ed originale. Un disco perfetto, che sembrava l'apice creativo di una storica band con vent'anni di storia alle spalle, non il terzo act di quattro artisti poco più che ventenni. Ripercorrendo le tracce della carriera dei Kings of Leon - Yooth and young manhood e Aha shake heartbrake - si capisce bene come fossero giunti ad un risultato tanto sorprendente: brani come Molly's Chambers o The bucket - solo per citarne due - indicavano chiaramente le intenzioni ed il percorso creativo che i ragazzi Followill (tre fratelli ed un cugino) intendevano percorrere. E' nel 2008 che i K.o.L. diventano patrimonio mondiale della musica: lo strepitoso successo ottenuto da Only by the night, trascinato dalle due hit Sex on fire e Use somebody, li porta alla ribalta dei Grammy Awards, consacrandoli nel gotha del rock moderno. Un consenso tanto universale quanto meritato, cercato dalla band ricorrendo ad un sound più morbido rispetto al passato, più adatto al grande pubblico; non è una critica, non si tratta di tradimento: è esattamente la stessa strada intrapresa dai ben più esperti Pearl Jam con il meraviglioso Backspacer. C'è però da dire che se questi ultimi hanno creato una miscela orecchiabile, intensa e divertente, Only by the night è un po' più monotono e noioso rispetto ai suoi predecessori. Ed ora arriva questo Come around sundown: quale via avranno deciso di percorrere i quattro ragazzi del Tennessee per bissare lo strepitoso successo di due anni fa? La risposta è nelle tredici tracce che lo compongono: che piaccia o meno un mix - c'è chi lo definirà "compromesso" - tra l'energia degli esordi e la melodia dell'ultim'ora. L'opening track - curiosamente intitolata The End - sembra quasi un'intima dichiarazione di intenti: questa potrebbe essere la fine di una storia d'amore tra noi e quei fans che ci vogliono uguali a noi stessi, sempre alternativi, sempre di nicchia, sempre etichettabili come gruppo garage-rock. E se Radioactive - primo singolo estratto dall'album - fa abbassare la guardia con le sue chitarre distorte ed un cantato graffiante, ecco arrivare il primo uno-due letale: Pyro, con l'accoppiata chitarre-tastiera in stile Manic Street Preachers, e Mary, una sorprendente miscela tra la surf music dei Beach Boys e il doo-wop dei Platters, che sembra fare l'occhiolino alla California Girls rivisitata da David Lee Roth o alla The great pretender in versione Freddy Mercury. Ancora intontiti riprendiamo fiato con l'anonima The face, un lentone senza sussulti, e la laconica The immortals. Ed ecco un nuovo colpo a sorpresa: Back down south, una lenta quadriglia dal sapore country, che sa di polvere, di stivali da cowboy sbattuti all'unisono su un pavimento di legno grezzo, di boccali di birra che tintinnano tra risate sguaiate. Beach side passa oltre, impalpabile, per introdurre l'arrembante No money, un brano onesto, ma nulla più. A questo punto mancano solo quattro brani e ci si aspetta un acuto, un pezzo che - facendo il paio col binomio Pyro/Mary - caratterizzi, dia personalità a Come around sundown, altrimenti un capitolo tutt'altro che memorabile nella carriera dei Kings of Leon. E puntualmente veniamo esauditi: il sound vagamente anni ottanta di Pony up e il retrogusto di U2 che pervade Birthday anticipano l'arrivo di Mi amigo, una canzone che pare scritta da Elton John. Possiamo quindi azzardare che questo è a tutti gli effetti il primo album pop dei Kings of Leon, seppur contaminato da alcuni - purtroppo poco riusciti - brani vecchia maniera, tra i quali si inserisce anche la conclusiva Pickup truck. Rock around the pop!!!
GIUDIZIO: WW
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