Ligabue - Arrivederci, mostro
(2010)
Cinque anni d'attesa e finalmente ecco arrivare Arrivederci, mostro!, ottavo studio album di Ligabue, in assoluto - come ho già avuto modo di dire - l'artista italiano che amo di più. Le svariate critiche piovute sul precedente Nome e cognome - anche da parte nostra - hanno lasciato il segno ed ecco che il rocker nostrano si ripresenta al grande pubblico con un album insolito, intimo, molto più focalizzato sui testi rispetto al recente passato. Il Liga ha 50 anni e - come fece il suo idolo Springsteen prima di lui - si sente maturo per prendere una pausa da ciò che il mondo pensa di lui, decidendo di raccontare come lui vede il mondo, di cantare i pensieri che - uomo come gli altri - lo colpiscono quand'è giù dal palco... Appare evidente che Arrivederci, mostro! è la naturale conseguenza di Buonanotte all'Italia, inedito contenuto nella raccolta Primo tempo del 2007: dodici pezzi introspettivi, quasi un dialogo allo specchio, in cui Luciano riflette - a tratti amaramente - sul lavoro (Quando canterai la tua canzone e Caro il mio Francesco), sull'amore (Ci sei sempre stata, Un colpo all'anima, Il peso della valigia e Il meglio deve ancora venire), sul passato (Nel tempo e Atto di fede), sulla società (Taca banda e Quando mi vieni a prendere?), sulla vita in generale (La linea sottile e La verità è una scelta). Un monologo sofferto per esorcizzare i fantasmi, metterli nero su bianco, fissarli su uno spartito per imprigionarli fuori da sè: questo sembra il fil rouge di Arrivederci, mostro! Il veleno dei critici, le insicurezze che ogni uomo - a dispetto del successo nella vita - si porta dietro fin dall'infanzia, l'uomo nero delle fiabe improvvisamente incarnatosi in un folle che commette una strage in un asilo nido, l'amore perso, quello che si teme di perdere, la menzogna... questi sono i mostri che Ligabue imprigiona per sempre, che esorcizzerà nei prossimi, lunghi anni di tour urlando contro il cielo. Concettualmente un buon album, talmente intimo da essere - a mio avviso - ingiudicabile, solo ascoltabile. L'unica cosa che mi sento di dire è che, però, Arrivederci, mostro! non mi ha preso la pancia e le gambe, come non lo aveva fatto Nome e cognome... il punto debole questa volta - a mio parere - sono le musiche, in modo inversamente proporzionale. Basti pensare che il pezzo ritmicamente più coinvolgente è senza dubbio il non originalissimo Un colpo all'anima. Un piccolo inciso voglio dedicarlo alla commovente - ho pianto al primo ascolto - e terribile Quando mi vieni a prendere?, dove Luciano canta dando la voce ad un bimbo di tre anni che vive...e forse morirà in quella tragica mattina del gennaio 2009, quando un folle con il volto dipinto di bianco e gli occhi cerchiati di nero irruppe armato di coltello in un asilo nido in Belgio, uccidendo tre bambini ed una maestra. Arrivederci, Liga!
GIUDIZIO: WW
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