J. Edgar (R.Z.)
di Clint Eastwood (2012)
Eastwood conferma di essere un ottimo regista con questo biopic che in 137’ racconta la storia di J. Edgar Hoover, cioè colui che ha avuto l’intuizione di creare un dipartimento federale per avere una capacità maggiore di combattere il crimine. Hoover, o più semplicemente J. Edgar, è l’artefice dell’FBI (Federal Bureau of Investigation) di cui è stato il tenuto, ammirato e odiato capo per quasi cinquant’anni; uomo di potere immenso, circondato da un alone di mistero, morto per un infarto fulminante all’avvento di Nixon.
Nei panni di J. Edgar troviamo Leonardo DiCaprio, capace di dargli volto e personalità nelle diverse età grazie a un sapiente trucco. Al suo fianco c’è un cast di supporto che dà prova di grande valore: da Naomi Watts (Helen Gandy, la segretaria personale che gli starà vicino per tutta la vita), a Judi Dench (la madre Annie, sicuramente la figura femminile più importante e che condizionerà alcune sue scelte), ad Arnie Hammer (Clyde Tolson, il suo braccio destro, amico e – secondo alcune voci – amante). Il tutto confezionato e diretto con grande maestria tanto che questo film viene ritenuto uno dei più papabili per gli Oscar 2012.
Hoover è protagonista della storia americana dal 1924 al 1972, un periodo caratterizzato dai gangster, dal maccartismo, dalle lotte dei neri per la conquista dei più elementari diritti civili, dal new deal di Roosevelt, dalla Depressione e dal Proibizionismo, dalla seconda guerra mondiale, per arrivare ai Kennedy e al Vietnam. Otto presidenti che hanno “dovuto” collaborare con J. Edgar e con i suoi metodi, a volte al limite del lecito (come quando raccoglieva dossier confidenziali sul Presidente di turno e sui familiari più vicini così da avere in mano una potente arma di scambio…).
Eastwood, raccontando la sua opera, ha sottolineato come Hoover rimanga un mistero. Lui ha voluto approfondire le sue emozioni più intime e il perché le reprimesse, con l’obiettivo di dirigere un biopic diverso dal solito, esplorando proprio le reazioni umane.
Quello diretto da Eastwood non è il primo lungometraggio sul primo – e più potente – direttore dell’FBI. La sua figura si è vista in pellicole dal limitato impatto commerciale, di cui la più significativa è stata The Private Files of J. Edgar Hoover di Larry Coen del 1977, in una miniserie diretta da Michael O’Herlihy nel 1987 sul difficile rapporto che J. Edgar ebbe con i fratelli Kennedy, fino al Nemico Pubblico di Michael Mann in cui, però, Hoover appare un po’ in sottordine rispetto ai protagonisti, cioè il pericolo pubblico Dillinger e il detective Melvin Purvis, uno dei sottoposti di Hoover, autore della sua cattura.
GIUDIZIO: WW 1/2
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